In un mondo in cui i bambini di oggi occuperanno posizioni lavorative a noi adesso sconosciute, una formazione completa e soft skills variegate costituiscono strumenti importanti nella ricerca del primo impiego.
Per supportare i giovani europei nella costruzione del loro bagaglio di esperienze e competenze, l’Europa finanzia il progetto Erasmus e, secondo gli ultimi studi, l’80% di chi vi partecipa trova lavoro entro 3 mesi dalla laurea. In particolare, restringendo l’analisi al Sud Europa e quindi all’Italia, il 74% del campione di riferimento attribuisce all’Erasmus+ il merito di aver aumentato le proprie chance occupazionali.

Il Corriere della Sera definisce i giovani italiani migranti invisibili e cittadini di seconda classe.
Sarà forse questo status che spinge migliaia di italiani ad andare all’estero, alla ricerca di politiche che incentivino l’innovazione, nuove professionalità e facilitino l’occupazione giovanile. Questa per l’Italia rischia di rimanere una questione di incentivi fiscali e decontribuzioni contrattuali, mentre, secondo la relazione della Banca d’Italia, 120 mila italiani abbandonano il Bel Paese.
In particolare, al Meridione è stato registrato un deflusso netto verso le altre regioni di 480 mila persone; 193 mila laureati hanno abbandonato il Sud Italia e di questi 165 mila si sono spostato verso il Centro Nord.
Probabilmente allora i giovani sono davvero invisibili, non perché meramente sopportati dalla società, ma perché proprio non ci sono, vanno via.
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